EL GRECO

Adorazione pastori -1570

2016  “ EL GRECO” A PALAZZO  CONFERENZA SU UN ARTISTA LA CUI SPIRITUALITÀ BARTOLOMEO III ARESE AVREBBE FORSE APPREZZATO

Martedì 29 marzo il professor Corrado Mauri della Domus Picturae, ha pensato di ricordare la figura e l’opera di un artista controverso e originale, per certi versi modernissimo, con una conferenza a Palazzo Arese Borromeo, in Sala Aurora. si tratta di Domenikos Theotokopulos, detto El Greco.Egli  nacque a Candia (Creta), allora colonia veneziana, nel 1541. Dapprima la sua arte fu influenzata da quella bizantina, per cui la sua produzione giovanile riprende le caratteristiche e gli stilemi dell’arte orientale, con fondo dorato e immagini piatte come nelle icone bizantine, con una iconografia fissa e stabilita, che non concede possibilità evolutive. Esemplare, a questo proposito è la “Dormitio Virginis”, in cui tutto ricorda l’arte orientale ortodossa. In seguito però egli si trasferì a Venezia e poi a Roma, risentendo dell’influenza del Rinascimento e dando così vita ad opere naturalistiche e dai colori vivi, oltre che dotate di senso di profondità e movimento, come nel manierismo cinquecentesco. Ben esemplifica l’avvicinamento a pittori quali soprattutto Tiziano, una ”Annunciazione” del 1575 circa in cui il colore è colore anche nelle ombre, il pavimento è costruito secondo le rigorose leggi della prospettiva e il fondo si apre su di un paesaggio che sfuma nella lontananza.

Il passaggio a Roma, dove viene ospitato dai Farnese, lo vede ancora influenzato dall’arte italiana, in primis da Michelangelo, soprattutto per la torsione dei corpi, anche se egli lo critica dicendo che lui avrebbe potuto ridipingere il Giudizio Universale, qualora si fosse deciso di cancellarlo per la sconveniente presenza di nudi, con maggiore dignità. Inoltre le sue figure acquisiscono maggior volume e plasticità, come nella “Guarigione del cieco nato”, dove i corpi dei personaggi appaiono classicamente impostati. La sua destinazione successiva fu la Spagna, regno di Filippo II, perché lì c’era lavoro, ma al sovrano l’opera dell’artista non piacque molto, perché il suo stile, fatto di figure sacre sì, ma dinoccolate e dai muscoli accentuati, rivestite da colori puri e violenti, non rispondeva ai canoni dell’iconografia controriformistica, così cara ai re “cattolicissimi”. Perciò El Greco si trasferì a Toledo dove, pur mantenendo originalità di forme e colori che rispecchiano la sua altissima spiritualità di uomo ed eccezionalità di artista, tornò, almeno in parte, al chiaroscuro, allora ancora imperante nella penisola iberica.

Sepoltura del conte di Orgaz -1586/8 Toledo

Capolavoro di questo periodo è “La sepoltura del Signore di Orgaz”, maestosa composizione che si divide in due parti: quella superiore, celeste, dalla struttura ascensionale, al cui vertice, sopra Maria e Giovanni, sta Gesù, e quella inferiore, terrena, dall’andamento orizzontale, scandita dalla serie dei volti pallidi, accentuati dagli abiti neri dei personaggi che assistono alla sepoltura. Prevale qui la tendenza, a smaterializzare la sensibilità plastica, immergendo in una luce mistica tutta la scena. Ma il suo percorso non si fermò qui: la sua potente personalità lo spinse a sperimentare rappresentazioni e figure quasi informali, come appare evidentissimo nell’incontro tra Maria ed Elisabetta, entrambe avvolte in un manto che, racchiudendo le figure, non ne sottolinea più le forme, geometrizzandole.

Mirabili sono anche i numerosi ritratti che l’Artista eseguì durante tutta la sua vita: i personaggi sono rappresentati con acume psicologico e sensibilità, lasciando intuire all’osservatore la loro indole.

La fortuna di El Greco però non fu immediata, venne riscoperto solo nell’Ottocento, quando le sue opere vennero notate da Manét e da Cézanne. Più tardi Picasso lo definì addirittura Pittore “cubista” e a lui si ispirò per le “Damoiselles d’Avignon”. Ma le sue figure anatomiche volutamente deformate ed i suoi colori acidi e puri divennero un riferimento anche per altri protagonisti dell’arte contemporanea, come Francis Bacon. Al contrario errarono coloro che lo ritennero un precursore del Caravaggio, basandosi su alcune opere quali “Il ragazzo che soffia su un tizzone acceso”, come mostra tutto il percorso che abbiamo sin qui illustrato.

Marina Napoletano

Toledo di notte -1595/1600

 

 

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