Palazzo Arese Borromeo – Gli esterni

di Corrado Mauri

Nel ripercorrere il Palazzo, so già (in quanto mi succede regolarmente e costantemente ogni volta che ho il piacere di frequentarlo) che il descriverlo non sarà il ripetere quanto già acquisito nel suo costante studio, ma riosservandolo anche semplicemente per spiegarlo ai visitatori, è come fosse una continua e rinnovata novità, cogliere quegli spunti nuovi che mi sorgeranno da uno sguardo  sempre attento e curioso, ed è più che probabile che qui nasceranno ulteriori e nuove proposte ed ipotesi di lettura. Dove c’è ricchezza di pensiero e di idee non è mai pausa.

Iniziamo a conoscere Palazzo Arese Borromeo dalla sua

ARCHITETTURA ESTERNA

Per dare la massima rilevanza e centralità al suo Palazzo, per Bartolomeo III è determinante la decisione di creare l’Asse Barocco, (viale Borromeo nella citazione della mappa topografica del tenente Brenna degli anni trenta dell’ottocento)  dando così una nuova impostazione urbanistica al borgo di Cesano Maderno.

Un lungo viale che dai boschi verso ovest, l’attuale Parco delle Groane, dove ritroviamo due pilastri, quali supporti di un cancello e identici a quelli che aprono piazza Esedra a segnare, appunto, l’inizio del viale stesso, che con andamento praticamente rettilineo raggiunge la Chiesa antica di S. Stefano Protomartire, il Palazzo, lo attraversa nel cortile, nella Sala Aurora e lungo tutto il Giardino giungendo poi, ad est, al cosiddetto Serraglio, recinto chiuso in cui si allevavano animali selvatici, utili quando si organizzavano battute di caccia per gli ospiti della famiglia, attualmente non più esistente[1].  Nell’impostare questa soluzione urbanistica (di oltre due chilometri e mezzo) viene non solo ricostruita l’antica Chiesa romanica di S. Stefano protomartire, ormai fatiscente, ma questa, viene addirittura girata di 90 gradi di modo che la facciata, rivolta prima al fiume Seveso, si affacciasse, ora, direttamente sul nuovo viale, rimarcandone un rapporto fondamentale con lo stesso epicentro dell’Asse: la piazza Esedra e il suo Palazzo.  Da qui, è ben evidente, la precisa volontà dell’Arese di creare una situazione logistica in cui la sua residenza diviene il fulcro del borgo di Cesano, ma anche con questo stabilire evidenti e puntuali rapporti reciproci.  Il Palazzo non si isola in se stesso, ma anzi è termine e motivo di incontro.

[1] Ronco di sotto”: le due estremità dell’asse barocco di Palazzo Arese Borromeo a CesanoMonografia dei “Quaderni di Palazzo Arese Borromeo”  n.8: Il “Serraglio degli animali” e il “ Maderno”. Associazione Vivere il Palazzo e il Giardino Arese Borromeo, Cesano Maderno 2016, consultabile nel sito: www.vivereilpalazzo.it (vale anche per le note successive)

Prospiciente il Palazzo è la piazza Esedra per la sua forma semicircolare, detta anche del Teatro, dato che in essa si svolgevano spettacoli teatrali, aperti a tutto il borgo e non solo al padrone di casa ed ai suoi ospiti.  Il prof. Andrea Spiriti affermò che la piazza veniva anche usata, settimanalmente, come luogo di mercato del borgo.  Il rapporto formale con gli spazi urbani si concretizzava, dunque, anche in quelli sociali.

La piazza apre ed esalta la facciata del Palazzo e contribuisce, nel suo modo di essere, al senso di semplicità e mancanza di voluta monumentalità, per le sue sembianze più da chiusura di giardino che da piazza cittadina. Le ali laterali sono delimitate da pilastri a manicotti terminanti con obelisco, la semplice muratura intonacata in bianco, alterna lesene e nicchie caratterizzate da semplici manicotti costituiti da piccoli pezzi di ceppo, materiale che compone anche i pinnacoli a fiamma, terminali di ogni nicchia o lesena. Questi elementi con gli obelischi dei pilastri sono un puntuale elemento formale che si innesta nell’aria sottolineando, così, un rapporto, un legame e non una separazione, tanto più che l’obelisco è simbolo di unione tra cielo e terra.   Al centro dei due semicerchi abbiamo due fontane raffiguranti alla base animali marini dalle cui narici uscivano i getti d’acqua, sopra alcuni mascheroni, nella parte sommitale dei putti che sostengono un’aquila, che molto probabilmente mostrava le ali aperte (oggi è appena intuibile) senz’altro riferimento allo stemma Arese, al di là delle varie simbologie, e animale che incontreremo ripetutamente in Palazzo.

A dimostrare le scelte personali di Bartolomeo III è l’aspetto esteriore del Palazzo, di estrema semplicità. Intonaci bianchi, nessun elemento decorativo sia in rilievo che dipinto, intorno alle finestre nessuno stipite o rilievo, solamente del bugnato rustico intorno al portale e lo splendido balcone in ferro battuto del salone del piano nobile, per la cui finestra era previsto qualche elemento, simile al portale, ma poi non realizzato, onde evitare qualsiasi interferenza sulla linearità della facciata.

Tale austerità caratterizza tutta l’architettura esterna, dimostrando la scelta precisa, che si impone in modo perentorio. Una scelta che va contro lo stile architettonico del tempo: il Barocco, che per sua natura è ridondante, mosso ed articolato nelle sue componenti. Nulla, se non le dimensioni, arrivando a Palazzo dichiara una voluta importanza o ricerca di magnificenza, ma questa si manifesta poi, prepotentemente, nel ricchissimo apparato degli affreschi del suo interno.  Il gusto dei contrasti è giocato sapientemente.

L’elemento che caratterizza la facciata, semplicemente intonacata in bianco, è la presenza di uno zoccolo in mattoni, contenuto in cornice di pietra, che non svolge un ruolo funzionale, ma ha una valenza simbolica significativa. Una delle tematiche rilevanti per Bartolomeo III è il concetto della continuità della Storia, ciò che avviene è il naturale e logico sviluppo e continuazione di quanto si è realizzato nel passato. Ecco dunque che i mattoni suggeriscono la presenza di una precedente costruzione di difesa a castellana, appunto col mattone a vista e situata proprio nello stesso luogo. Nei recenti restauri delle Scuderie si è avuta conferma di strutture con probabili finalità difensive, nei pressi della antica torre, che viene inglobata nel Palazzo e sopraelevata. Ecco, dunque, che nel Palazzo sono contenuti, realmente, elementi della storia precedente e non solo suggeriti, non nasce “ex novo”, ma sviluppa, rielabora e continua il passato.

Gli elementi che si evidenziano sono il portale in bugnato rustico ed il bel balcone, questo sì tipicamente barocco nelle sue ampie linearità. A vari livelli è l’andamento dei tetti, che oltre a muovere la semplice schematicità della facciata, segna anche i vari momenti costruttivi. Anche le piccole finestre del mezzanino col loro andamento orizzontale e per la forma ovale determinano una variazione che permette di interrompere una visione eccessivamente semplice. A ciò contribuisce anche il lieve aggetto delle parti laterali, che verso nord, presentano uno zoccolo in conci di pietra, indicando l’epoca diversa di questa parte del Palazzo. Intorno al 1570 costituiva la “casa da nobile” di Francesco e Gerolamo Arese, zii di Giulio I padre di Bartolomeo III. Ulteriore fabbricato di epoca diversa che costituisce parte determinante del Palazzo.

La Torre, la cui base, come già indicato, è di epoca medioevale (ben visibile nel affresco che riproduce il Palazzo nella sua prima fase costruttiva nella Sala del Castello)  e non in asse con la facciata, si eleva notevolmente e la sua parte seicentesca, presenta in pianta un disegno ottagonale irregolare, diversamente da quella quadrata, più antica. Ben evidente nella visione dalla Cappella privata al piano nobile.La sommità è munita di una balaustra ed è, quindi, praticabile con la presenza di una campana sormontata da piccola cupola. Tra lo spazio che separa in altezza le piccole finestrelle, nei lati maggiori, si inseriscono i quattro quadranti dell’orologio, il suo meccanismo è datato 1690.

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