2016, RICORDARE LA SHOAH E LE SUE CAUSE

Pur non rientrando nell’ambito specifico delle Arti figurative la Domus Picturae ha proposto, su indicazione della socia-allieva Marina Napoletano, questo tragico argomento nella piena coscienza che simili storie debbano essere bagaglio culturale indispensabile di ognuno di noi.  L’Olocausto è  stato soggetto per molti artisti, in particolare per quelli che hanno vissuto in prima persona questa sconvolgente esperienza.

2016, RICORDARE LA SHOAH E LE SUE CAUSE

Il 27 gennaio si celebra in tutti gli stati aderenti all’ONU la Giornata della Memoria, per ricordare i milioni di vittime ebree, ma non solo, che furono sterminate durante il periodo del cosiddetto “secolo breve” in cui in Europa prima trionfò e poi cadde il Nazismo. La data non è casuale, perché il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa fece il suo ingresso nel campo di Auschwitz, liberando i superstiti di quello che ormai è diventato il simbolo della barbarie nazista.

Il Comune di Cesano Maderno ha organizzato, per l’occasione, un concerto ed una conferenza, presentata dalla DOMUS PICTURÆ e tenuta dalla professoressa Marina Napoletano, dal titolo: “La Shoah: perché carnefici? Perché vittime?” Il fine del discorso, infatti, non era solo quello di  ricordare i crimini infami perpetrati nei campi di concentramento e di sterminio, che ormai la maggior parte di noi conosce per esserne stata informata da libri, film, documentari, carta stampata, ma soprattutto di indagare sulle motivazioni che portarono gli assassini e le loro prede a comportarsi come ci dicono i fatti storici.

Prima di tutto dobbiamo premettere che i genocidi fanno parte della vita dell’umanità dalla preistoria, che ogni guerra si è conclusa e tuttora si conclude con stupri, omicidi, saccheggi, distruzioni perpetrati a danno dei vinti ed in secondo luogo che, come dice il filosofo Tzvetan Todorov, non occorre andare a cercare chissà dove il male, esso è dentro di noi; “la nostra sola speranza non è di eliminarlo definitivamente, ma di tentare di comprenderlo, contenerlo e dominarlo”.

La conferenza si è articolata in due momenti: nel primo si sono elencati i momenti salienti dell’ escalation contro gli Ebrei: dalla perdita della cittadinanza alle Leggi di Norimberga, che stabilivano chi potesse considerarsi ariano e chi no, alla soluzione finale, cioè lo sterminio.

Dopo una pausa musicale durante la quale è stato proiettato un video accompagnato dallo struggente “Cantico dei Cantici: la ballata di Mauthausen”, opera del drammaturgo e regista greco lì deportato, Jacobus Cambanellis, il secondo momento è entrato nel vivo della problematica proposta affrontando i perché del comportamento prima dei tedeschi, ma nel discorso sono rientrati anche i fascisti, e poi degli Ebrei. Per i primi i motivi sono di ordine culturale, economico, politico, religioso, sociologico e psicologico; infatti la cultura europea era imbevuta da secoli di antisemitismo, la Germania era uscita dalla prima guerra mondiale sconfitta e umiliata, aveva contratto enormi debiti e doveva pagare risarcimenti stratosferici alle potenze vincitrici, inoltre nel 1929 la crisi di Wall Street aveva travolto tutto l’Occidente e a maggior ragione i Tedeschi. Consideriamo poi che l’Ottocento aveva visto la corsa delle principali potenze europee verso il colonialismo e l’imperialismo e la Germania, arrivata tra le ultime su questa scena, pur accaparrandosi di alcuni lembi del territorio africano, aveva cominciato a vagheggiare uno spazio vitale verso l’est Europa, giacché essa era abitata da popolazioni slave che i Tedeschi consideravano inferiori e perciò da ridurre in servitù a vantaggio della superiore razza ariana.

Per quanto riguarda i motivi religiosi, sappiamo tutti che gli Ebrei erano stati guardati con sospetto fin dai tempi della prima crociata e che, considerati deicidi dai cristiani, erano spesso stati oggetto di persecuzioni e pogrom, fungendo da capro espiatorio per problemi generati dalle più diverse motivazioni. Anche a livello sociale la scarsa stima di cui godevano da sempre perché visti come strozzini, divenne odio a causa delle martellante propaganda nazista e della tesi della congiura internazionale ebraico massonica. In quanto ai motivi psicologici è facile immaginare come la persecuzione degli Ebrei potesse far comodo sia a chi poté impossessarsi dei loro beni, sia a chi, trovando lauti stipendi nell’apparato statale nazista, si convinse di star solo eseguendo degli ordini per il bene della patria sdoppiandosi nella personalità e restringendo l’empatia alla famiglia e ai gruppi di appartenenza.

A proposito degli Ebrei, invece, bisogna dire che essi durante le loro storia erano spesso stati costretti a spostarsi, non sospettavano, almeno all’inizio, quale piega avrebbero preso gli avvenimenti, del resto neanche Hitler all’inizio pensava alla “soluzione finale”, in molti casi erano ben integrati nelle società a cui appartenevano e che difficilmente avrebbero potuto efficacemente opporsi, disarmati com’erano, ad un esercito efficiente ed armato fino ai denti. Senza contare il fatto che, alla vigilia della sconfitta, i Tedeschi intensificarono le deportazioni e i massacri, quasi nel tentativo di vincere almeno la battaglia antisemita, liberando l’Europa da quella che consideravano un’infezione mortale.

Mentre la relatrice parlava, sullo schermo alle sue spalle scorrevano immagini, soprattutto artistiche riferite alla Shoah, per documentare anche visivamente i fatti narrati. A rendere credibile quanto narrato, inoltre, durante la conferenza sono state eseguite letture di documenti storici e di brani letterari. Tutto per non dimenticare.

Marina Napoletano “27 gennaio” 2015

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