PALAZZO ARESE BORROMEO – SALE DA RESTAURARE ( 29 SALONE DELLE COLONNE

LE SALE DA RESTAURARE

Corrado Mauri

Al termine della Stanza ad Architettura e Vasi di fiori abbiamo interrotto il percorso e ripreso dalla Scala degli Stemmi con la Galleria delle Arti Liberali. Ora che con la Loggia abbiamo terminato il percorso ufficiale delle Visite guidate, riprendiamo la conoscenza di quella parte, il cosiddetto Quartiere di Rappresentanza nell’ala nord del Palazzo, che necessita di una consistente opera di restauro, che auspico si possa riprendere quanto prima, onde evitare il rischio di perderlo, visto che riveste altrettanto interesse rispetto a quanto abbiamo analizzato sino ad ora.

Ovviamente tutte le immagini evidenziano, più o meno, le condizioni di degrado degli affreschi e degli ambienti.

Nell’ala nord, rinascimentale, dal Vestibolo si accedeva al piano nobile tramite lo Scalone grande, a doppia rampa con balaustra in marmo, alle pareti, che non presentano affreschi, dei dipinti e nella volta elementi decorativi in stucco. Al centro sono inserite le ali Arese ed all’incrocio delle vele delle figure metà femminili e metà vegetali. Gli specchi incorniciati, probabilmente, avrebbero dovuto ospitare degli affreschi.  

Lo Scalone grande, 1990 circa
La volta dello Scalone grande, 1990 circa

Al ballatoio del piano nobile una porta frontale porta agli appartamenti femminili, mentre a destra si entra nel Salone delle Colonne.

SALONE DELLE COLONNE

Il Salone delle Colonne è non solo dimensionalmente tra le sale più importanti, ma anche, per le sue particolari caratteristiche, si qualifica quale ambiente di grande rappresentanza. Diversamente dalla Sala dei Fasti Romani o di Sala Aurora dove gli affreschi affrontano diversi soggetti o simbologie con varie tematiche, qui l’impostazione è molto più semplice e schematica. Un significativo apparato quadraturistico predispone all’esposizione di grandi dipinti, che sono dei Ritratti specifici con funzione celebrativa riferiti agli Asburgo di casa di Spagna. In particolare, come si legge nell’inventario del 1762: “un Cardinale in piedi al naturaleQuadri de ritratti al naturale rappresentanti nove di questi Re e Principi spagnoli con ordine del Toson d’oro ed altro di Principessa con fazzoletto bianco in mano..”. Tra i personaggi regali ritratti c’era l’imperatore Carlo V, che abbiamo incontrato sulla Loggia, Filippo II, Filippo III e Filippo IV (il sovrano in carica negli anni di attività di Bartolomeo III) ed il successore Carlo II.

I RITRATTI ESPOSTI NEL SALONNE DELLE COLONNE

C’erano anche un paio di ritratti di imperatori romani a mezzo busto: Claudio e Caligola ..e altro di duca..   Il Salone delle Colonne è quindi in stretto rapporto con la Sala Aurora, qui gli Asburgo spagnoli, al piano terra quelli austriaci, una ufficialità che lega e stabilisce un collegamento anche tra spazi a più livelli, ennesima conferma di unitarietà, che rinnova, comunque, da parte di Bartolomeo, la fedeltà ai propri sovrani, sino al 1665 a Filippo IV e poi a Carlo II.

Indubbiamente la realizzazione delle quadrature doveva, prima di tutto, dare risalto ai ritratti e nello stesso tempo avere una rilevanza adeguata all’importanza dei dipinti, non solo per i loro soggetti, ma per la loro stessa dimensione. E qui si evidenzia, ancora una volta, quanto le capacità inventive di Francesco Villa ottengano un altro importante risultato, compiendo una scelta significativa sulla serie di colonne che si alternano ai ritratti. Si è realizzata una colonna tortile, che si avvolge a spirale intorno al proprio fusto, un tipo di colonna che nei decenni precedenti aveva avuto una precisa rilevanza, soprattutto col baldacchino della Basilica di S. Pietro del Bernini, inaugurato nel 1633, ma risalente tipologicamente addirittura al Tempio di Salomone a Gerusalemme, il che simbolicamente è una motivazione non da poco  con riferimento a originali o copie, conservate in S. Pietro, dalle quali lo stesso Bernini ha tratto l’idea. Con qualche anticipo d’anni rispetto al nostro Salone abbiamo l’utilizzo in Palazzo Omodei di colonne tortili nel relativo Salone, eseguito nel 1659/60 circa dal Ghisolfi; secondo A. Spiriti un altro esempio, di poco successivo, in Palazzo Visconti Brignano a Gera d’Adda con la Sala del trono del 1675.

La scelta che viene fatta a Cesano, rispetto alla colonna salomonica, è di tralasciare l’alternanza di parti scanalate con altre decorate con vari motivi e mantenere il semplice fusto con la scanalatura tortile nella parte mediana e alta. Alquanto accentuato il rientro e la sporgenza delle curve, mentre in basso si innesta su una parte liscia, dove  riscontriamo l’unica concessione ad un particolare decorativo con delle fogliette dalla tonalità rossastra come i cartigli. Il risultato  generale è di essenziale monumentalità. In tal senso abbiamo un esempio rinascimentale, non dipinto però, nel Cortile della Cavallerizza in Palazzo Tè a Mantova.  Il capitello è piuttosto schematico: ionico con echino scanalato verticale.   

Vediamo ora la struttura organizzativa del Salone: un alto basamento a specchi, privi di decorazioni, su cui sporgono i plinti che sostengono le colonne, sopra una fascia che alterna dei cartigli ovali vuoti, ed infine i riquadri incorniciati che ospitavano i ritratti.  Un’altra fascia presenta sempre dei cartigli con spirali, ma qui sono presenti volti di adolescenti, che analizzeremo più avanti.

Parete est

All’altezza del capitello inizia l’alta trabeazione in cui nei peducci sopra le colonne sono presenti delle protomi animalesche od umane; nel fregio che separa i peducci, al centro di volute e forme vegetali abbiamo altri cartigli in cui, alternandosi, abbiamo le ali Arese o delle aquile, che potremmo pensare in riferimento agli Asburgo. Sopra i peducci abbiamo una specie di abaco quadrangolare con gocce, su cui appoggia una cornice continua che sostiene il soffitto, sempre a passasotto, determinando una rimarcata sporgenza in cui la cassonettatura presenta sempre delle rosette ed il relativo sostegno verticale, solitamente usato per reggere dei festoni, che però in questo Salone sono mancanti, probabilmente a rimarcarne la solennità e il rigore.

Uno sguardo particolare lo riserverei ai cartigli con volti di adolescenti ed alle protomi. Nei giovani è nettamente prevalente lo sguardo verso il basso ed una espressione di quiete, infatti sotto, sono evidenti i grossi chiodi a cui erano appesi i vari ritratti, ai quali è rivolta, appunto, la loro attenzione.   

Più articolata la lettura delle protomi che sono a volte più umane, a volte più leonine, caratterizzate dall’incrocio di volute che funge quasi da cappello, con sopra la fronte un fiocco, quasi vezzoso, e che sostiene il piccolo festone sotto il mento, una indubbia e libera invenzione del nostro Francesco Villa, che non tralascia occasioni di creatività. Diversamente dagli adolescenti le espressioni sono varie: severe, ironiche, quasi divertite o anche arrabbiate. Forse riflettendo sulle storie di ogni singolo personaggio dei ritratti ?  

Ogni parete presenta ai lati due porte con delle varianti, particolarmente interessante è la parete est dove a destra c’è la porta che dà sul ballatoio dello Scalone e che nella parte alta ha una piccola finestra, ma finta, in quanto è solamente dipinta. La porta a sinistra è sempre sovrastata dalla falsa finestrella, come, del resto, anche per tutte le altre porte del Salone. Anche i due battenti sono dipinti e non veri, dunque una porta . E qui va fatta una importante osservazione, a cui sino ad oggi nessuno ha fatto caso: le due ante dipinte sono bianche e presentano la decorazione floreale sui singoli specchi della porta che è ripetuta in buona parte delle porte vere di Palazzo, decorazione interpretata sempre come settecentesca, supposta dell’epoca del conte Renato III  e non dell’epoca di Bartolomeo III, ma questa porta è più che lampante che è dipinta contemporaneamente e non una ridipintura successiva alle quadrature e cioè siamo negli anni sessanta del seicento, quindi tutte le porte di Palazzo Arese Borromeo sono seicentesche e non nello stile rococò del settecento, potremmo dire che erano porte decorativamente all’avanguardia.

Parete sud

Le pareti lunghe hanno una impostazione prospettica in cui il punto di fuga è tra la prima e la seconda colonna a partire dalla parete con le finestre, variando necessariamente, man mano che si procede, questo comporta una variazione anche nelle ombre delle colonne, che quindi non sono uguali, tant’è che vicino al punto di fuga si intravvedono tra la colonna e la sua ombra delle fessure di luce che successivamente scompaiono. La parete sud è impostata, invece, su una visione prospettica centrale, infatti le ombre sono appena accennate e sono nella prima colonna a sinistra e nell’altra a destra, determinando così, una puntuale simmetria. Non sappiamo quale ritratto fosse appeso qui al centro, ma penso che doveva essere tra i più importanti. Le due sovrapporte lo suggeriscono e la loro presenza accorcia lo spazio dei due dipinti posti sopra di esse, senz’altro erano ritratti a mezzo busto. Sopra di essi abbiamo due finestre a tutta altezza, con parapetto in ferro battuto, che danno sul secondo piano dell’ala nord, dove erano situati i locali riservati alla servitù. Comprendere l’uso di queste finestre è decisamente difficile allo stato della attuale documentazione, come lo è del resto l’utilizzo di questo Salone, scontate le ovvie esigenze e necessità di rappresentanza e ufficialità. Si è accennato addirittura, non so con quale motivazione, alla funzione di Sala del trono, più probabile, invece, un utilizzo per la gestione della Giustizia o dell’amministrazione nel territorio cesanese, visti gli incarichi del nostro Presidente. Semplici ipotesi senza riscontri. L’altra porta è di legno e nel suo colore naturale, ma non è praticabile in quanto dall’altra parte la porta, identica, è dipinta all’interno di una parete interamente affrescata, come vedremo nella prossima Sala.  Le macchine delle sovrapporte sono articolate con nastri appesi alle rosette centrali a cui sono appesi dei grossi frutti circondati da foglie sempre di tonalità rossastra, che diventa però azzurra nelle ombre, alleggerendo l’effetto di chiaroscuro. Non è quindi riproposto il tradizionale festone, un’altra delle varianti del pittore Villa che si riconferma, senza alcun dubbio, l’autore delle quadrature del Salone. 

La parete ovest ha cinque spazi riservati ai dipinti ed è caratterizzata dalla presenza del camino il cui apparato non eccede nei suoi componenti: una doppia voluta opposta con appeso al centro un festone a grappolo e due lunghi laterali, sotto delle semplici specchiature marmoree che evitano l’inserimento di elementi figurativi che comporterebbero l’aggiunta di altre simbologie distraenti.

La parete nord è interamente occupata dalle finestre che illuminano il Salone, due grandi in basso, affiancate da una porta in legno che si affaccia su di un balcone, e altre tre in alto. Decorativamente nella fascia mediana abbiamo l’inserimento di triglifi, purtroppo i danni agli affreschi sono consistenti, in particolare per le infiltrazioni d’acqua piovana dalle finestre. Altrettanti danni nel pavimento dove sono state asportate le mattonelle in cotto, fatta una gettata in cemento su due livelli e lasciato così, ormai da tre decenni. Speriamo che, il prima possibile, si possa finalmente recuperare la bellezza di questi straordinari ambienti.