PALAZZO ARESE BORROMEO (6

GALLERIA AL GIARDINO 

Corrado Mauri

Ritornando in Sala Semele, entriamo nella Galleria che mette al Giardino, oggi detta Galleria dei Centauri, si lascia la parte tardo rinascimentale per entrare negli spazzi nuovi, anzi la fase ultima della costruzione del Palazzo (vedi pag. 3). E troviamo un elemento architettonico che caratterizza tutte le volte da qui in avanti: la presenza in sequenza di lunette sul piano d’imposta della volta, mancanti nella parte più antica del Palazzo. Dalla Galleria è possibile uscire direttamente nel Giardino, nel Giardino de fiori o passare nel cortile, abbiamo quindi un ambiente che è snodo di percorsi interni al Palazzo. Ma, in quanto galleria, da la possibilità di raccogliere un numero consistente di opere e così è stato, Bartolomeo III vi ha profuso un interesse particolare, praticamente sino all’ultimo anno di vita. Oltre ai tre soggetti in affresco nella volta, erano presenti ben 25 dipinti: 14 a lunetta e 11 a parete.

Sin dall’’inizio dello studio degli Inventari di Palazzo, nell’ambito dei soci di Vivere il Palazzo che conducono gli studi sulla residenza, abbiamo percepito come tutto l’insieme doveva avere un possibile significato unitario. E così è stato. Tanto che, ad un certo punto, si è concretizzata la necessità di studiare i soggetti, in particolare, delle lunette.  Come accennato, precedentemente, con l’acquisto del Palazzo da parte dell’Amministrazione Comunale di Cesano, tutti gli arredi mobili e l’importante quadreria è stata trasferita dai Borromeo Arese al Palazzo dell’Isola Madre sul Lago Maggiore. Ottenuta l’autorizzazione a poterli fotografare dalla Principessa Bona Orlando Borromeo Arese, ho iniziato il loro studio e cammin facendo, a noi soci è venuto il desiderio di poter riprodurre fotograficamente in dimensione originale i dipinti delle lunette su supporto rigido e collocarle  nelle varie lunette architettoniche, ricostituendo così la situazione originale, permettendo ai visitatori di avere una visione il più possibile vicina agli aspetti seicenteschi, ma soprattutto comprendere meglio i rapporti tra i diversi dipinti.

Gli affreschi della volta raffigurano il tema dell’Amore in tre modi diversi di viverlo, nelle 14 lunette le raffigurazioni di virtù minori (oltre alla Giustizia), di caratteri e atteggiamenti positivi aiutano l’uomo nel compiere le proprie scelte di vita, mentre nei dipinti sulle pareti si riscontravano o gli esiti positivi o negativi delle scelte fatte dai vari personaggi della storia antica o del vecchio testamento, un insieme dunque  che con l’amore elemento fondante la vita, le virtù utile aiuto per scegliere il meglio e i risultati delle scelte compiute, ribadisce quanto ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni.

Nella volta, partendo da sinistra, gli affreschi raffigurano quale primo soggetto Venere divinità dell’Amore per eccellenza, circondata dagli amorini che volteggiano ed uno di loro è in braccio a lei con gesto intensamente affettuoso, tutti ne sottolineano la positività.

Al centro abbiamo la narrazione di un episodio drammatico, di schiena è raffigurato Issione, un eroe che per le sue gesta viene accolto tra gli immortali nell’Olimpo, ma egli era anche molto sensibile alle bellezze femminili e viene, in particolare, affascinato dalla avvenenza di Giunone, la quale preso atto della cosa, decide con Giove di metterlo alla prova. Giove modella le sembianze della moglie in una nuvola e la pone dove sa che passerà Issione, così avviene e questi irresistibilmente attratto dalla immagine dei suoi desideri la possiede con violenza. Da questo atto amoroso totalmente privo di corresponsione e quindi negativo, nascono i Centauri, figure mostruose mezzo uomini e mezzo animali: atto negativo da prodotto negativo.

Il terzo episodio è un amore passivo, abbiamo la raffigurazione della dea Aurora che al mattino abbandona il letto del marito Titone per chiudere la notte e dare inizio alla giornata, Titone è un bellissimo uomo di cui Aurora si innamora e chiedendo agli dei la dispensa per sposare un umano chiede il dono dell’immortalità, scordandosi di chiedere anche l’eterna giovinezza. Titano quindi invecchia e l’amore è dunque solamente platonico. Quindi sono rappresentati tre tipi diversi di amore e sta, quindi, a noi scegliere quale amore vogliamo, subendone ovviamente le dovute conseguenze. Per compiere al meglio le nostre scelte abbiamo il supporto e l’aiuto di una serie di Virtù che sono raffigurate nelle 14 lunette.

I soggetti delle Lunette sono: Allegrezza e Amarezza, Costanza e Consiglio, Chiarezza e Clemenza, Amor di Virtù e Ammaestramento, Prontezza e Purità,  Gioventù e Vecchiezza, Perfezione e Perseveranza, Onore e Nobiltà, Memoria e Merito, Umiltà ed Eloquenza, Magnificenza e Ingegno, Ricchezza e Regalità, Valore e Tranquillità, Giustizia e Gratitudine.

Per la loro descrizione e commento rimando alla monografia di Palazzo Arese Borromeo[1]

In merito ai dipinti appesi alle pareti della Galleria i soggetti e relativi autori sono:

Donna con urna e altre dolenti di  Giuseppe Nuvolone, Il sacrificio di Alessandro Magno di Giovan Battista Costa, Alessandro Magno ed il medico sospetto di Giovan Battista Costa, Mitridate avvelena le sue concubine di Giovanni Stefano Doneda, Uomo che pesa denari minacciato da una donna con pugnale di Ercole Procaccini il Giovane, Mosé al passaggio del Mar Rosso di Ercole Procaccini il Giovane, La vittoria di Tito Manlio Torquato di Giuseppe Panfilo Nuvolone, Tarquinio il Superbo percuote con il bastone i fiori del giardino di Giovan Battista Costa, Caduta delle mura di Gerico di Giovanni Stefano Doneda, L’incendio di Troia di Giovanni Stefano Doneda e Alessandro Magno e le donne di Dario di Giovan Battista Costa. Per un approfondimento rimando alle pubblicazioni che approfondiscono l’argomento[2].

In questa immagine degli anni sessanta del secolo scorso, in cui è ancora presente l’antico arredamento della galleria, si evidenziano le varie collocazioni dei dipinti seicenteschi.

Gli affreschi col tema amoroso sono attribuiti a Giulio Cesare Procaccini il Giovane, che si caratterizza per un uso più accentuato del colore, rifacendosi alle tradizioni emiliane della sua famiglia, nella scena con Venere sette putti volteggiano, secondo linee geometriche  coinvolgendo l’intero spazio, un altro è in braccio a Venere chiudendone in sé la composizione con effetto di calma e serenità. Nell’episodio di Issione l’effetto di chiaroscuro si accentua rimarcandone la situazione spiacevole e le diagonali di Issione e del centauro a destra chiudono a triangolo ed in se stessa la scena. In Titone ed Aurora le diagonali contrapposte delle due figure ne rimarcano la separazione, mentre i putti, dalle particolari e identiche fisionomie dei volti, col loro agitarsi puntualizzano gli stilemi barocchi.

[1] Corrado Mauri “Le lunette della Galleria al Giardino” , Monografia dei “Quaderni di Palazzo Arese Borromeo” n° 2, Associazione Vivere il Palazzo e il Giardino Arese Borromeo, Cesano Maderno 2011: www.vivereilpalazzo.it

 [2] Massimo Rebosio “Una splendida Galleria di dipinti per Bartolomeo Arese”, versione riveduta ed ampliata di una serie di articoli apparsi sul “Il Cittadino-Valle del Seveso”, in Ricerche-Pubblicazioni: www.vivereilpalazzo.it

Sara Leoni “La Galleria dei Centauri del Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno: tracce per la pittura barocca lombarda”, Tesi di laurea in Storia dell’Arte – Università degli Studi di Torino, 2013-4.  www.vivereilpalazzo.it

Nelle vele della volta la decorazione rococò, come le figure in azzurro, rivelano una mano diversa e di qualità meno felice rispetto a quella delle altre Sale. Insolite le figure femminili, che si fronteggiano nelle vele contrapposte della zona centrale, sono accompagnate una da un piccolo elefante e l’altra da un dromedario, con riferimenti probabilmente geografici e sicuramente anche araldici per quella col dromedario.  La differenza qualitativa potrebbe suggerire un intervento successivo rispetto al resto decorativo settecentesco, in quanto tenta di riprenderne lo stesso gioco lineare, ma non la bellezza e qualità.