PALAZZO ARESE BORROMEO (21

STANZA AD ARCHITETTURA E VASI DI FIORE  

Corrado Mauri

Ancor più che nella Sala precedente, qui l’aspetto decorativo è totale, i possibili dipinti sono altrettanti soggetti decorativi: i vasi di fiori, quindi tutto l’insieme, potremmo dire, costituisce una pausa, vale quanto detto per la Sala dei Porti di Mare.

La struttura decorativa si ripete: basamento a riquadri vuoti, lesene senza le cornucopie appese, capitello ionico piatto con maschera. Invece dei dipinti abbiamo cinque nicchie dove sulla sopraelevazione della cornice è posto un vaso di fiori. Nel fregio il riquadro centrale, con cartigli fitomorfi e targa centrale semplicemente colorata in arancione, si alterna a quadrati con cartigli e volti, separati da festoni appesi. Nonostante la ricchezza dei numerosi componenti decorativi e la forza timbrica dei colori, il senso di spazialità non viene meno. Contributo fondamentale la particolare luminosità dei vasi di fiori, che si accentua per la forte ombra sulla parete di fondo. Osservando bene, però, c’è una modalità operativa che mi lascia dubbioso. I vasi, a parte quello di vetro dietro la porta, sono di metallo con inserti bronzei come arpie o festoncini con maschere e veli pendenti, nei quali registriamo una resa del volume alquanto accentuata. Se invece guardiamo i mazzi di fiori, qui le cose cambiano, la parte delle foglie è stesa molto compatta con un chiaroscuro minimo, quasi piatto, sul quale vengono appiccicati e non inseriti i fiori, con i loro steli, qui le varie profondità, intorno ai fiori, non esistono, ogni fiore ha leggere varianti di chiaroscuro, ma non ha le luci ed ombre dei vasi. Quindi foglie e fiori non sono eseguiti dal Villa ma da qualche collaboratore che ha un fare molto più corrente, non ha la concezione fondamentale dell’uso della luce.

Sulla parete nord, al contrario, ritroviamo l’uso attento della luce, che entra dalla finestra e determina la giusta profondità di ogni elemento; il tocco di pennello pieno di colore disegna con costante inventiva ed attento a non creare simmetrie ed ove ci sono, vedi le volute del capitello, le differenzia con la luce. Questo è il Villa. Dipingendo su una conchiglia, se prevale l’ombra in questa intreccia le pennelate scure, se prevale la luce allora intreccia le pennellate chiare, sembra una ovvietà, ma è l’attenzione che gli permette di poter graduare la modellazione nella spaziatura dei segni. Oppure di giocare inserendo un muso di porcellino nascosto sotto la conchiglia. Il creativo si distingue.

Ed ecco una nuova creazione nelle targhe quadrate dove dei volti naturalistici, non caratterizzati come le maschere, hanno espressioni appena sorridenti, con minime variazioni tra di loro e sguardo frontale o volto verso l’alto; sono inseriti in cartigli fitomorfi, che fanno loro da acconciatura o cappelli. Altro volto con i soliti panneggi è sotto la finestra, purtroppo molto rovinato.

Anche quando crea la porta, il Villa la sovrappone tranquillamente davanti alle altre parti ed ecco che così, spunta, quasi inaspettata, la voluta di un capitello. Nella porta che va nella Stanza dei Porti, sulla mensola che sporge nel sovrapporta abbiamo un vaso di rame molto rielaborato con due maschere di profilo, una nel beccuccio e l’altra sotto affiancata dalle solite varianti di volute fitomorfe, ma qui vicino c’è un’altra piccola e libera invenzione: nella parte alta della cornice delle nicchie dei fiori che si trova dietro la porta c’è una piccola striscia di azzurro intenso: è il cielo, che si affaccia dalla cornice di una finestra retrostante, non importa se realisticamente dietro c’è una stanza.  Queste sono quelle autonome libertà che si permettono i veri pittori. Anche se la quadratura architettonica, come soggetto in sé, non concede espressività, quando a crearla è un artista, allora questi sono i risultati, la costante produzione di varianti che diventano caratteristica personale, le abbiamo riscontrate nelle Sale precedenti e quindi necessarie ed opportune per la conferma (al di là dello stile pittorico) che il quadraturista è sempre lui, il Villa.