PALAZZO ARESE BORROMEO (20

STANZA AD ARCHITETTURA E PORTI DI MARE

Corrado Mauri

In immediato rapporto con la Sala del Castello ci sono due piccole stanze il cui uso non è ben definibile, può essere di solo passaggio, infatti l’accesso a queste due stanze può avvenire anche direttamente dal Salone, lungo la facciata, per andare verso l’Oratorio pubblico, o essere ambiente riservato alla lettura, al raccoglimento o per colloqui. Oppure, come penso, ogni stanza è un motivo in più per Bartolomeo di “inventarsi o creare” ambienti per proporre nuovi soggetti all’attenzione dei suoi amici ed ospiti.

Nella Stanza ad Architettura e porti di Mare, in cui si entra dalla sinistra del dipinto del Castello, predomina maggiormente l’aspetto delle quadrature, ci sono poi due dipinti, sempre affrescati ed appesi a dei triglifi, che si riferiscono a soggetti marini.  Già la predominanza delle quadrature e la dimensione della stessa Stanza ci fanno capire quanto qui non ci sia intenzione di svolgere particolari e significative tematiche, ma rimanere diciamo sulle generali, offrire degli spunti di riflessione sulla realtà.

Dal basso, vediamo uno zoccolo a semplici riquadri, delle lesene con cornucopia rovesciata e appesa a una doppia voluta e triglifo sommitale, alternate a riquadri rettangolari con decorazioni floreali. Nel fregio a doppia sporgenza si alternano festoni sorretti da aquile a testine di putti.

Venendo ai due dipinti, non abbiamo dei veri porti, ma navi alla fonda in contesti diversi. Nella parete col camino una galeazza ed un galeone sono davanti ad un ricco palazzo neorinascimentale porticato, con loggia e terrazza con statue, una fontana a tre vasche e vari personaggi, tra cui una coppia che si appresta a salire su una piccola scialuppa per un probabile trasbordo. Un particolare è significativo, ma non ben interpretabile: sulla sinistra abbiamo un altro galeone inclinato che è stato descritto come incendiato e che sta affondando, ma osservando attentamente vediamo che il vascello non sta bruciando, le fiamme sono prodotte da due torce tenute da uomini che alzando il braccio le sollevano stando in piedi su una scialuppa,  quindi intervengono con lavori di riparazione sul vascello. Se questo stesse affondando tra le fiamme i vari personaggi dovrebbero essere attratti dal disastro e dal pericolo, ma c’è un assoluto disinteresse, solo un pescatore seduto sulla gradinata a mare ed un cavaliere sul primo terrazzo paiono osservare quanto avviene e quindi siamo in una situazione normale. Capire cosa avviene e di conseguenza il suo possibile significato non è per niente facile.

L’altro dipinto rappresenta un golfo con le acque mosse dal vento, un vascello a vele gonfie che punta verso la riva, mentre una galeazza e un altro veliero hanno le vele ammainate e una scialuppa con personaggi a bordo sembra venire a riva. Sul fondo un faro su un’isola che è collegata da un lungo ponte ad archi alla terra ferma, sulla riva una donna con un bambino e tre personaggi con bastoni (pescatori?). Su di una roccia a destra una grande robinia, sempre con qualche ramo tronco ed un uomo, in ombra, che osserva il tutto. Forse, potrebbe essere in questa figura che osserva, il possibile indizio del significato del quadro, nel suo registrare e valutare gli eventi, distaccato e in disparte, non coinvolto dal contesto generale. Un possibile suggerimento a fare altrettanto ?  In merito al pittore autore delle due marine il Ghisolfi è indubbiamente l’unico certo e possibile, tutto porta alle sue ormai conosciute qualità, al modo di operare con sicurezza e sensibilità pittorica.

L’impostazione della quadrature l’abbiamo vista prima, osserviamo ora nei particolari se riscontriamo sempre la pittura del Villa. Il repertorio è identico, ma con continue varianti Sala per Sala, che sono una primaria esigenza sia del committente Bartolomeo, sia del pittore che mantiene costante, così, il suo reinventare sempre i vari componenti per il suo piacere di dipingere. La pennellata piena e ampia, anche qui ben evidente, si manifesta soprattutto nelle luci, più nervosa e sottile nei segni scuri che disegnano e delimitano le forme o più spessa nelle ombre riportate. Anche i volti dei putti variano di volta in volta nelle pettinature e soprattutto nelle espressioni, arricchiti, maschili o femminili che siano, da panneggi, veli e nastri dalla colorazione blu che nelle luci diventa beige.

Espressioni severe anche nelle aquile reggi-festoni, che hanno sempre le ali aperte quale segnale araldico degli Arese. I festoni sono colorati in tono arancio ma cambia il colore: azzurro, nel nastro che li avvolge. Nella parte superiore del vano porte vivaci inserti marmorei e rosette metalliche con anello, con tanto di realistica ombra. 

Sul camino su cui appoggia, solo in parte, il dipinto col golfo, troviamo un altro passerotto, mentre sullo stipite della porta verso il Salone è posto un vaso decorato  con una lieve variante al giallo nella sua tonalità, che lo rende autonomo rispetto agli altri componenti, la sua ombra segue attentamente le diverse sporgenze su cui si proietta. 

Quindi, conferma dell’autore non solo per l’identità del suo repertorio, ma per la capacità di proporre costantemente delle varianti minime di Sala in Sala come adesso riscontriamo anche in quella successiva.