PALAZZO ARESE BORROMEO (14

STANZA A MACCHIA CELESTE 

Corrado Mauri

Da una porta nella parete sud della Sala delle Rovine si entra in questa stanza, di dimensione ridotta, che presenta sulle quattro pareti esclusivamente delle quadrature architettoniche e nessun soggetto nei riquadri se non una imitazione di superficie marmorea di tonalità celeste, da qui nell’inventario l’intitolazione della Stanza. Ma nell’inventario del 1716 viene citata come: Nella stanza seguente dipinta ad architettura rispettando ancor più fedelmente la tipologia della decorazione. E proprio nel rispetto delle terminologie e dell’italiano, non condivido l’ipotesi di A. Spiriti che nella indicazione di colore celeste vede la realizzazione di una specie di planetario riproducente la Volta celeste, legandosi all’idea che siamo nella zona a quartiere scientifico, in quanto dalla porta nella parete est si accede direttamente alla Torre, che veniva utilizzata anche come osservatorio astronomico, come abbiamo visto sulla Scala degli Stemmi.  Non abbiamo dati sufficienti a comprendere l’uso di questo ambiente, se non più semplicemente l’essere un momento di pausa nei passaggi tra le pregnanti simbologie delle Sale che la circondano. 

La quadratura è più semplice e rigorosa rispetto alla sontuosità della Sala precedente, confermando la sensazione di pausa: semplici lesene alle pareti su cui dominano i riquadri marmorei ai cui angoli è presente un tondo bronzeo che vuol fissare alla parete le lastre stesse. Nello zoccolo sono inseriti dei festoni a bassorilievo con fiocchi, sempre a imitazione del bronzo e, nella trabeazione, dei pannelli a bassorilievo in stucco con varianti di volute vegetali. Più sopra una cornice che riprende il motivo decorativo alternato sotto la trave di sostegno del soffitto, accentuando l’unitarietà dei componenti della Stanza. Semplici anche le parti in rilievo attorno alle porte. Ovviamente il gioco di luci ed ombre tiene conto della luce che entra dell’unica finestra.

Non ho dubbi nel riproporre, anche qui, il nome di Francesco Villa come quadraturista: le modalità pittoriche si riconfermano nella sua capacità di coordinare l’insieme mantenendo una tonalità d’insieme ben calibrata, concedendosi tuttavia un vezzo coloristico nel cerchio di azzurro brillante nella lesena della porta verso la torre. Per il resto mantiene costante la sua sicura pennellata, ricca di colore, che costruisce le forme, mentre viene meno il segnare le ombre col segno sottile, riscontrato nella Sala delle Rovine. Qui si fa più ampio e spesso, ma è per ottenere l’effetto di bassorilievo.